Il collezionista.

 

Di norma non è mai opportuno iniziare a parlare di un qualsivoglia argomento fornendo

subito una definizione iniziale. Non solo perché le definizioni, come tutti noi ben

sappiamo, hanno l'effetto di limitare il concetto di cui si vuole discutere, ma anche perché,

soprattutto in questo caso, solitamente non ne esiste una universalmente condivisa che

abbia la capacità di mettere tutti d'accordo. Tuttavia è necessario partire da una certa

prospettiva per cercare di portare avanti un certo ragionamento che si chiarirà meglio nel

corso della nostra disamina. Possiamo allora proporre quanto segue: "collezionare"

significa fare una raccolta di oggetti con l’intento di creare una catalogazione più o meno

ordinata e sistematica. Per definire cos'è il collezionismo quindi non è necessario fare

riferimento alla natura degli oggetti da collezionare, quanto piuttosto all'esplicazione della

logica che sottende l’attività del collezionare.

La premessa che si pone alla base per la comprensione di questa attività, e che consente

di estendere il concetto da "semplice raccolta di oggetti" a quello di vera e propria

"collezione di valore", è che il collezionismo non può e non deve essere inteso come una

semplice e meccanica accumulazione ordinata di cose che si trovano disperse nei luoghi

più reconditi della terra. Di chi si è arricchito facendo attività di tesaurizzazione, per

esempio, non lo definiremmo certamente un collezionista di soldi, a meno che non siamo

abituati a usare bizzarre circonlocuzioni nella nostra prosa abituale. Se per rappresentare

l’idea   del   collezionare   ricorressimo   solamente   alla   semplice   immagine   della

accumulazione, vuoi essa precisa, ordinata e quantitativamente importante, di oggetti

appartenenti ad una determinata categoria, risulterebbe estremamente complicato fare

delle significative e appropriate distinzioni con catalogazioni da museo o da pinacoteca

(fermo restando che esistono collezioni private e collezioni pubbliche). Il collezionare

invece, come ben sanno coloro che lo esercitano, ha sempre delle implicazioni di natura

esistenziale che riguardano la sfera personale e sentimentale di Chi lo pratica, tali da

rispecchiare in qualche modo il gusto, la sensibilità estetica, la personalità dell'attore

primario che porta avanti un tale hobby, e mai o quasi mai è svolto per un uso pratico che

non sia il diletto o (ma questo capita raramente) l’accumulazione privata di ricchezze.

Anche se non esistono ufficialmente parametri precisi per delineare una volta per tutte la

figura del collezionista, ci sono tuttavia delle proprietà di carattere generale che possiamo

sforzarci di mettere in luce. Innanzitutto non possiamo pensare che chiunque di noi possa

improvvisamente mettersi a collezionare qualcosa senza essere provvisto di alcune

semplici capacità e predisposizioni per così dire genetiche che gli consentano di portare

avanti una simile attività. Il collezionista infatti è uno che possiede determinate qualità.

Per prima cosa occorre osservare che il collezionista è un inguaribile romantico, uno che

riesce a conciliare ciò che apparentemente si trova agli antipodi; la passione e il

raziocinio. Da una parte quindi la sfera irrazionale o sentimentale, che ha la funzione di

alimentare la ricerca, dall'altra la dimensione più analitica e rigorosa,che consente di

collocare ogni cosa al suo posto e di stabilire opportune relazioni d'ordine. Il collezionista

da questo punto di vista è un Giano bifronte, una sorta di "mostro", il quale non riuscendo

il  più  delle volte a  catalogare  la sua  posizione  nel  mondo o  il  suo  ruolo  nella  società si

diletta a classificare e sistemare le cose che stanno nel mondo e quindi fuori da sé,

illudendosi così che un giorno prima o poi giungerà a fare ordine anche dentro di sé.

Accanto alla passione con la quale mette insieme materiale originale, il collezionista

infatti presenta abitualmente una innata capacità, di natura evidentemente matematico-

insiemistica,  di  riconoscere  immediatamente  e  intuitivamente  quando  determinati

elementi godano di proprietà simili e siano quindi ascrivibili ad una certa categoria

tipologica. Ovviamente non sono solo le sue predisposizioni e inclinazioni originari a fare

di una persona un collezionista vero e proprio; per essere iscritto nel novero della

categoria occorre che egli abbia maturato nel corso della sua vita una viva passione per

tutto quello che riguarda l’accumulazione critica e analitica di una determinata collezione

di oggetti.

L'attività del collezionare assume,  per chi  la pratica,  un senso e un sapore tutto

particolare. Pèr lui collezionare significa guarire, guarire silenziosamente e gradualmente

da una innocua fissazione come quella di mettere ordine nelle cose, di operare:scelte

oculate e ragionate in vista di un indicato obiettivo in grado di autoalimentarsi o meglio

ancora capace, almeno sotto il profilo teorico, di non concludersi mai; vale adire rendere

la collezione importante e ricca, possibilmente impreziosita costantemente di nuovi pezzi.

Un collezionista ha una curiosità immensa per cose e particolari che a molti sembrano

superflui e inutili, é la sua passione è alimentata dalla fantasia, da una precisa capacità di

sognare, che lo muovono ad agire e ad intraprendere itinerari originali nel suo pèrcorso di

catalogazione individuale. Proprio in virtù dello stretto e intimo legame esistente tra il

collezionista e gli oggetti che egli colleziona, i quali sono sempre la risultante della

sommatoria delle scelte di un uomo, di una singola individualità, ogni raccolta finisce così

con l’assumere definiti connotati personali, al di là poi delle valutazioni di mercato e delle

quotazioni ufficiali. Dietro la collezione c'è sempre un mondo, un preciso itinerario

esistenziale che consente di ricostruire le vicende personali e storiche di un individuo, le

cui diverse stagioni:da lui vissute sono state scandite anche da esperienze collegabili

direttamente ai suoi interessi, ai suoi stati d'animo, ai suoi hobby.

Collezionare rappresenta perciò una piccola mania rilassante. Ogni oggetto ha una storia

a sé,· collocabile nel tempo e nello spazio, che richiama inevitabilmente una determinata

stagione o un certo periodo della propria esistenza. Un discorso a parte andrebbe fatto

per la virtù somma del collezionista che è la pazienza. Quando si comincia; una collezione

di solito, non abbiamo mai idea di come questa ci svilupperà o quali connotati assumerà;

troppi: fattori e variabili entrano in gioco per prevederne il suo sviluppo futuro. Componenti che molto spesso non dipendono da noi e sono dominati dal caso.

L'errore allora che non deve commettere il neofita è quello di lasciarsi prendere dalla foga iniziale e voler avere tutto e subito, buttandosi a capofitto sulla rarità o sul pezzo forte ricercatissimo e introvabile, senza fare i conti con realistiche problematiche oggettive, come quella della mancanza iniziale di una rete solidale che possa aiutarlo nella propria ricerca di informazioni e notizie utili per ottenere determinati oggetti.                                 Il collezionismo, sotto questo aspetto, si può definire come una attività in continuo sviluppo, un'opera aperta, una forma di attività indeterminata che assume configurazioni definite nel suo Sviluppo temporale;

così il saper attendere, senza mai scoraggiarsi, l’occasione buona, dopo magari anni di

continui insuccessi e frustrazioni, riuscendo sapientemente a reprimere nél momènto

opportuno la naturale e deleteria tendenza umana al completamento e alla compiutezza,

rappresenta l’unica vera risorsa su cui un collezionista può davvero contare  per

continuare imperterrito nella propria raccolta.

Ma allora è doveroso chiedersi: come si comincia a diventare collezionisti? E perché lo si

diventa ?

Innanzitutto, ma questo risulta persino superfluo ricordarlo, occorre che ci siano degli

oggetti che appartengono ad una categoria comune e che rivestano un interesse ed un

valore direttamente proporzionali alla loro importanza e disponibilità in termini quantitativi.

Sotto questo aspetto non  importa quale sia il valore intrinseco dell'oggetto da

collezionare, perché, come molto spesso accade, la quotazione di uno specifico oggetto

o pezzo assume un valore oscillante proprio in funzione della sua richiesta sul mercato

(nonché per il fatto che possa entrare a far parte, o meno, di una collezione). Cosi’ il bene

assume sempre un significato, quindi anche un determinato prezzo, nella misura in cui è

collocabile all'interno di un contesto di attinenze e di collegamenti con gli altri beni che

vanno a comporre la collezione. Non importa quindi che la raccolta sia caratterizzata da

un enorme numero di elementi, quanto che all'interno di essa si trovino pezzi pregiati o

rarità introvabili, i quali possono, con la loro presenza, sia impreziosire la collezione

stessa, sia personalizzare l’opera di raccolta.

Di solito il collezionista circoscrive la categoria della sua collezione, e il punto forte della

sua metodologia di lavoro è costituito da una notevole attitudine all'organizzazione e

all'ordine, in virtù della quale riuscire a far fronte all'innalzamento naturale e progressivo

di entropia che caratterizza ogni sistema chiuso, nella cui fattispecie rientra di diritto

anche l’attività di catalogazione. Solamente tenendo sotto controllo il fenomeno

dell'innalzamento di entropia, che ricordiamo causa un incontrollabile aumento di caos

nonché una spontanea degradazione del contenuto informativo dell'intero sistema,

rintracciabile  principalmente  nella  perdita  di  ordine  all'interno  della  disposizione

catalografica e nella difficoltà di collocazione di ogni elemento nella sua giusta posizione

e nella sua generale reperibilità (mettendo in discussione al tempo stesso la rapidità di

accesso e una migliore fruizione possibile della collezione), il collezionista riesce a

portare avanti il meticoloso e laborioso lavoro di sistemazione e risistemazione degli

oggetti che vanno ad integrare e ingigantire la sua preziosa collezione. Introducendo

periodicamente ordine nel sistema, il collezionista riesce così a non rimanere sommerso

e disorientato dalla massa di nuovi elementi e di nuovi dati che occorre reinserire

continuamente nella raccolta per renderla completa e aggiornata. Grazie ad un attento ed

oculato lavoro di collocazione e di ripensamento critico nella formazione del catalogo si

riesce finalmente a rendere l’esperienza del collezionare una esperienza viva, capace di

accompagnarci quotidianamente nella nostra routine e di rendere la vita generalmente

più interessante e stimolante. Proprio per questo fatto si;afferma pertanto un complesso

ed interessante sistema di rapporti e di intrecci, da cui scaturisce un ordine preciso,

collocabile all'interno di un orizzonte transitivo e dinamico, che si frappone per così dire

tra l’impronta personalistica e creativa del collezionista-demiurgo e l’oggettività della

ricerca fatta di valutazioni e di classificazioni, che sottende la logica interna di ogni

diversa collezione.

Per finire è opportuno spendere due parole sulle tipologie di collezionista. A ben guardare

esistono infatti due tipi di collezionista, che è possibile riscontrare in special modo nel

variegato e vitale mondo dei fumetti: il nostalgico e lo studioso.

II  nostalgico  è  colui  che  si  rivolge  costantemente  al  passato,  che  è  interessato  ad  una indagine retrospettiva della sua vita e quindi risulta fortemente attratto da tutto ciò

che ha il   potere  di   riportarlo  alla  sua  adolescenza  e  che  riesca  ad   evocare   le  sue  esperienze giovanili, uniche ed irripetibili. Solitamente l’elemento della nostalgia è una componente fondamentale per il collezionista e malto spesso risulta essere proprio la causa principale di quello slittamento verso un futuro interesse collezionistico che induce a trasformare un semplice appassionato di fumetti in un vero e proprio specialista ed intenditore del settore.

Immagini, storie, avventure che riguardano il nostro eroe, quello che abbiamo

ammirato fin da piccoli o da ragazzi, hanno la capacità di indurre nel nostro cervello

inconsapevoli processi associativi, stimolando quei circuiti neurali situati nella zona

dell'ippocampo, sede della memoria, dei ricordi e di tutte quelle tracce mnestiche che

conservano le immagini e le esperienze della nostra vita, capaci di riaprire un mondo

gelosamente custodito, di richiamare l’insieme delle esperienze vissute in prima persona

che costituiscono la parte più preziosa e segreta del nostro io. Per questo tipo di

collezionista l’approccio è tutto sentimentale e intuitivo, almeno nella sua prima fase, e le

sue scelte e suoi acquisti sono dettati essenzialmente da decisioni estemporanee, che

non seguono le quotazioni del mercato editoriale, ma sono dettate essenzialmente dal

cuore.

II   dotto   invece   ha   un   approccio   al   collezionismo   freddo   e    razionale   che   tende ad assumere sovente un aspetto per così dire professionale. I dotti sembrano nutrire un interesse particolare, anche se sarebbe meglio parlare in molti caci di vero e proprio

feticismo, nei confronti dell'oggetto materiale, dell'edizione particolare, della rarità, della

copia anastatica, poiché sono convinti che il loro campo d'indagine e la loro competenza

trovano una ragione ed una applicazione diretta proprio in un contesto in cui si possa

finalmente esprimere tutta la vasta preparazione in materia maturata nel corso della loro

vita. Per questo motivo, cioè proprio per il fatto che rifugge ogni sorta di dilettantismo e di

improvvisazione, il dotto non ci interesca tanto all'opera in quanto evocatrice di ricordi e di piacevoli sensazioni, quanto piuttosto a materiale inedito e introvabile, meglio ancora se

ritirato dal mercato per vari motivi (come può essere la censura o errori di pubblicazione).

II  dogma  che  guida   il   collezionista  dotto   nella   sua   continua   catalogazione   pertanto è l’assoluta priorità nella scelta di opere originali e nella ricerca di oggetti che non

presentano alcuna imperfezione o malefatta o che posano comprometterne l’integrità e

l’originalità.

Una cosa invece accomuna il dotto e il nostalgico; tutti e due farebbero pazzie per poter

mettere le mani sull'oggetto che considerano indispensabile per arricchire e rendere

unica la propria collezione.

 

Alessio Ciciliani

 

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